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Creato: 29/09/2017 – Aggiornato: 10/03/2021
Troppo spesso la dieta dei 21 giorni viene pubblicizzata facendo leva sui suoi eccezionali risultati ottenibili in tempi molto ridotti. Occorre tuttavia non sottovalutare la portata di una dieta oloproteica e rispettare rigorosamente i protocolli.
La dieta dei 21 giorni viene spesso associata ad un assai poco raccomandabile concetto del “tutto e subito!”. Indubbiamente la capacità delle diete oloproteiche di ridurre considerevolmente il peso in appena tre settimane rappresenta un enorme punto a favore per la sua diffusione mediatica, con una risonanza che molto spesso viene amplificata anche dai personaggi dello star system che dichiarano di averne fatto ricorso.
La dieta dei 21 giorni si presenta così come una vera e propria ancora di salvezza per chi, in forte sovrappeso, decide di dare un taglio netto con il passato e di instaurare un nuovo regime alimentare. Ciò che occorre tener ben presente quando ci si avvicina ad una dieta oloproteica infatti è proprio la volontà di voler modificare la propria alimentazione, senza cadere nel tranello della breve durata della dieta vera e propria. Se si riuscirà a tenere ben fermo questo punto, l’esito della dieta dei 21 giorni sarà non soltanto tempestivo, ma anche duraturo.
Le diete oloproteiche tuttavia hanno la particolare difficoltà di esigere immediatamente un regime alimentare (privo di carboidrati) molto rigido; questo aspetto viene avvertito come un reale ostacolo per chi voglia intraprendere un tale protocollo terapeutico, soprattutto per il rischio di non poter fronteggiare il richiamo al senso di fame.
Questo rischio c’è e non è trascurabile, tuttavia riguarda soltanto i primi tre o quattro giorni della dieta; il ridotto apporto di carboidrati sul quale si basa la dieta dei 21 giorni, stimola la chetogenesi e porterà il nostro organismo a produrre autonomamente i chetoni che agiscono sull’ippotalamo come inibitori della sensazione di fame.